Allora, Hino-san, lei vuole decidere personalmente la direzione seguita dalla sua azienda. D'altro canto, suppongo che tra i compiti dei suoi collaboratori ci sia anche quello di "riempire gli spazi vuoti" per lei, aiutandola a vedere le cose che magari non riesce a vedere da solo. Quali decisioni prende da solo e quali invece vengono discusse insieme agli altri prima di raggiungere il verdetto finale?
Ah... questa era proprio la domanda che volevo farle io, Iwata-san. (ride)
(ride)
Vediamo... Nel mio caso, mi sembra di non aver chiesto il parere di nessuno durante i primi cinque anni di LEVEL-5. Anzi, ancora oggi in LEVEL-5, non mi sembra di affidare dei compiti ad altri.
Ma le sarà capitato di non riuscire a fare tutto da solo, immagino?
Sì, certo, non posso fare tutto da solo e anche adesso sono oltre il mio limite. Se c'è un certo tipo di gioco che mi piacerebbe fare, stabilisco la direzione da seguire per la promozione, ma per l'effettiva esecuzione degli interventi promozionali ho bisogno delle conoscenze di esperti in varie aree. Questi esperti hanno tutti acquisito le loro competenze per conto proprio e collaborano con me per realizzare nel migliore dei modi le mie indicazioni. Non gli dico espressamente cosa devono fare; accade in modo spontaneo, naturale.
A cosa crede che sia dovuta questa suddivisione dei ruoli?
Sono davvero convinto che si tratti di un caso particolare. Di solito, il responsabile dice "Tu ti occupi di questo, tu di quest'altro" ed è così che avviene la distribuzione dei ruoli, ma in LEVEL-5 non lavoriamo così. Generalmente all'inizio mi occupo io di varie cose, poi man mano che il tempo passa mi rendo conto di aver bisogno di quattro, o magari anche sei, mani per farcela. Allora qualcuno si offre volontario e dice "Ok, magari questo lo faccio io" e porta avanti un'attività che non sono riuscito a completare. All'inizio mi aiutavano per mettere un po' d'ordine dove ero passato io, ma dopo poco si è venuta a creare una divisione dei ruoli all'interno dell'azienda e ora abbiamo dei reparti veri e propri.
Beh, è interessante. Penso che molta gente si domandi come fa a realizzare tante cose a un ritmo così sostenuto: le cose che vuole fare, le cose che può fare e le cose che deve fare. Trovare il giusto equilibrio tra questi tre aspetti è compito del manager e mi sembra che la sua priorità nella vita sia rimanere fedele alle cose che vuole fare.
Sì.
Ovviamente, non sempre è possibile fare tutto ciò che si vuole da soli ed è naturale che a volte alcune di queste cose ci sfuggano di mano. Ma i suoi collaboratori sono sempre all'erta, portano avanti le attività che lei non riesce a completare e se ne occupano con piacere. Forse perché lei è circondato da persone che pensano: "Hino-san ci sta portando verso un mondo che non potremmo raggiungere da soli."
Può darsi.
Ho una montagna di lavori da fare accatastati sulla scrivania e ognuno inizia a prenderne alcuni senza che gliel'abbia chiesto, così, in un batter d'occhio, la montagna sparisce. Dal punto di vista di un'organizzazione, è la situazione ideale. Detto questo, nella pratica è abbastanza difficile da gestire, quindi organizziamo il lavoro e separiamo i ruoli. Nel vostro caso, invece, non avete ruoli predeterminati. Ognuno pensa al contributo che può dare per aiutare la vostra organizzazione ad arrivare dove Hino-san vuole portarla.
Sì, ognuno si assume le proprie responsabilità in modo naturale.
Certo, dal punto di vista dei processi di sviluppo dell'organizzazione penso che si tratti di una situazione piuttosto unica.
All'inizio avevo tutte le attività pubblicitarie e promozionali sotto controllo. Ma poi sono progressivamente aumentate, così qualcuno ha iniziato a candidarsi per fare le cose nuove, usando i lavori di cui mi ero occupato in precedenza come base di partenza. Questo processo è diventato un flusso di lavoro e quello che prima veniva fatto a livello individuale è stato esteso all'organizzazione. Credo proprio che sia andata così.
Con la cosiddetta "sindrome da grande azienda", dove le organizzazioni sono suddivise meccanicamente, è più facile per le varie divisioni addossarsi reciprocamente la colpa degli insuccessi oppure preoccuparsi esclusivamente di ciò che riguarda la propria organizzazione. Ma quello che mi ha appena raccontato è l'esatto opposto della "sindrome da grande azienda": per voi l'obiettivo ultimo è creare le cose che lei aveva in mente, lanciarle sul mercato e vederle accettare. Per arrivare a questo risultato, tutti i lavori che si accumulano sulla sua scrivania devono essere completati e questo è l'obiettivo che accomuna tutti i componenti del suo team.
Penso che sia così.
Un altro aspetto importante è la gratitudine e il rispetto per le persone che ci circondano. L'organizzazione non cade a pezzi anche se le sue idee sono inflessibili e le persegue con determinazione e penso che il segreto qui sia il fatto che le persone che portano avanti i lavori che lei non ha completato percepiscono e apprezzano la sua gratitudine e il suo rispetto. Penso che questo rapporto si stabilisca nel momento in cui i suoi collaboratori si rendono conto che lei riconosce e apprezza il loro impegno.
È verissimo. Sono molto grato a tutti i miei collaboratori, ma riuscirò a farglielo capire...? Non lo so. (ride) Voltandomi a guardare indietro, penso sinceramente che LEVEL-5 abbia conquistato un certo potere ora, il potere di fare ciò che altre aziende non sono in grado di fare.
Penso che per le persone che lavorano nella sua azienda contino molto l'individualità con cui create le cose, la rapidità del processo di sviluppo e la soddisfazione dei giocatori per il prodotto finito. Nella serie Professor Layton, ad esempio, dev'essere stato molto difficile mantenere alto il livello di qualità mentre rilasciavate nuovi titoli in tempi molto stretti. Anche mentre lavoravate a questa serie, parallelamente sviluppavate altri giochi.
È vero. Il mio obiettivo è, prima di tutto, vivacizzare il settore videoludico e vorrei creare un nuovo franchise ogni anno. Così a un anno di distanza da Il Professor Layton e il Paese dei Misteri abbiamo creato la serie Inazuma Eleven17 e poi è stata la volta di Ni no Kuni18 e The Little Battlers19. Mi sento come se non riuscire a pubblicare nuovi giochi a questi ritmi significhi la fine del mondo dei videogiochi. E quindi mentre creiamo nuovi giochi, e questo è fondamentale per affermarci come azienda, creiamo anche le serie di giochi. 17Serie Inazuma Eleven: un RPG calcistico con elementi di allenamento e collezionismo. Il primo titolo fu pubblicato per la console Nintendo DS nell’agosto 2008 in Giappone. A tutt'oggi sono stati pubblicati tre giochi della serie. (Uscito il 28 gennaio 2011 in Italia )18Ni no Kuni: un RPG pubblicato per la console Nintendo DS nel dicembre 2010 in Giappone. (Non ancora pubblicato in Italia)19The Little Battlers: un RPG che verrà lanciato nel marzo 2011. (Non ancora annunciato per il mercato europeo)
Perché se riuscite a creare una base solida con le serie, dopo diventa più facile affrontare nuove sfide.
Certo. Senza lo straordinario successo de Il Professor Layton e il Paese dei Misteri, la serie Inazuma Eleven non avrebbe mai visto la luce.
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